3 settembre 2008

Si ricomincia...

Ciao a tutti!
Bentornati dalle ferie.
Immagino che la maggior parte di voi, come me, abbia ripreso la vita di sempre: l'alzarsi al mattino presto, i viaggi sui mezzi pubblici o nel traffico, l'arrivo in ufficio, i compiti quotidiani.
Le vacanze sono appena dietro l'angolo eppure sembrano già così lontane!
Ormai sono già diventate un ricordo e quel che resta da fare è impegnarsi tutti i giorni ad assolvere ai quotidiani doveri e guardare con desiderio e rassegnazione ai prossimi giorni di ferie.
Non so voi, ma io ho guardato un po' il calendario e - ahimé - il primo ponticello disponibile è quello dell'Immacolata, l'8 dicembre.
Vi rendete conto? Quasi quattro mesi senza nemmeno un micro weekend da passare da qualche parte a rilassarsi un po'.
Ma non disperiamoci: la stessa sorte ci unisce e già questo pensiero dovrebbe alleviarci la sofferenza.
Ma poi, lavorare è davvero una sofferenza?
Cosa ci sarebbe da fare altrimenti?
A volte penso a quello che mi piace fare: cucinare, guardare film in tv, leggere un buon libro, abbronzarmi al sole su una spiaggia o anche in giardino, nuotare tra le onde del mare, fare shopping, mangiare, dormire...
E penso: che bello se mi pagassero per fare quello che mi piace! Immaginate qualcuno che viene pagato per starsene spaparanzato al sole, farsi il bagno nelle acque salate del mare, leggere e mangiare cibi tipici.
Ne esistono di persone cose: il primo che mi viene in mente è Edoardo Raspelli (o anche Licia Colò).
Lui viene pagato per andarsene in giro a visitare nuovi posti, degustare cibi prelibati e bevande di ogni tipo.
E poi, di punto in bianco, mi ritrovo a farmi questa domanda: ma non appena quello che mi piace diventasse un lavoro, lo apprezzerei ancora così tanto?
Mi instillo il dubbio da sola praticamente. Sono pazza?
No, sono solo una persona abituata a riflettere, ad analizzare, soprattutto me stessa.
Il problema è che qualche volta mi analizzo talmente tanto da crearmi sciocchi dubbi e inutili paranoie.
La vera domanda da porsi è: si può essere felici di lavorare?
Probabilmente sì, dico io: il lavoro ideale è quello che faresti anche se non fossi pagato, quindi il segreto deve stare proprio nel fare di ciò che ti piace un lavoro.
Solo così si può essere felici di fare quello che si fa.
Tutto il resto è solo un'alternativa.
Quindi, il mio incoraggiamento è: cerchiamo tutti di riflettere bene e di fare un po' di autoanalisi, per capire cosa ci piace fare davvero e poi facciamolo!
Non è così semplice?
Tante persone lo fanno. Le abbiamo davanti tutti i giorni.
In mezzo a tutti i dottori e gli infermieri che lavorano in un ospedale, posso scommettere qualunque cifra che c'è qualcuno, almeno uno di loro, che non cambierebbe il suo lavoro con niente al mondo.
Lo stesso vale per gli avvocati, per gli imbianchini, per gli insegnanti, per i baristi, per i tassisti...
Scommetto che qualcuno nato per guidare c'è. Qualcuno che non lascerebbe la sua auto - il suo taxi - nemmeno per un milione di euro.
Non è così improbabile.
Io temo di doverlo ancora scoprire cos'è che mi piace fare veramente e che farei anche gratis.
Sono ancora alla ricerca di me stessa, credo. Sono ancora alla ricerca di quel qualcosa di più che dà anche il nome a questo blog.

Scrivete in un commento a questo post cosa piace fare a voi e cosa fareste anche se non foste pagati per farlo.
Potremmo scoprire di avere qualcosa in comune...
Alcune società multimiliardarie sono nate così. Basta che pensiate alla Microsoft o alla Apple.

Aspetto i vostri commenti!

Non lasciatemi da sola a pensare...

Buon lavoro a tutti!
Romy

1 commento:

  1. Ciao romy! Vediamo... ha senso la riflessione, che ultimamente faccio anche io, sul fatto che si viene pagati per fare un lavoro, che in generale significa fare qualcosa che ci dispiace, anche solo per il fatto di alzarsi la mattina alle 5 o eseguire degli ordini . Magari il lavoro è ottimo e di gradimento ma c'è sempre qualcosa che ci lascia con l'amaro in bocca. Se veramente mi pagassero per fare una cosa che mi piace, sarebbe troppo facile :P
    come sai al momento nn lavoro, ma ho lavorato in una agenzia di wedesign, e tutto quello che pensavo si è dissolto: "cavolo mi pagano per fare una cosa che mi piace fare! MITICO!". Col cavolo, non erano mai contenti di quello che facevo, 1/2 colleghi erano stronzi che più non si può e non ti aiutavano mai, alla faccia del gruppo di lavoro. Però c'era sempre qualcosa che mi piaceva, anzi...se non fosse stato per il tipo di lavoro sarei andato via subito.

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