30 luglio 2008

La lista per il campeggio

Mamma mia, ho una tale voglia di vacanze!
Questa è la mia prima estate da lavoratrice. Com'era allegra e spensierata la vita da studentessa universitaria!
C'erano gli esami da preparare, certo, ma c'era anche molta più libertà, più autonomia, più tempo!
Sapete tutti quanto mi è caro il tempo...
Mi sto accorgendo, in questo miei primi 7 mesi da impiegata, di come il tempo manchi per fare qualunque cosa!
8 ore in ufficio ti privano di un sacco di piccole libertà, di un sacco di piccoli piaceri di cui potresti godere se avessi un differente tipo di lavoro... che so: lo scrittore, il filosofo, il pensatore.
Ma non voglio addentrarmi in questo discorso o rischio di non uscirne più.
Voglio invece dirvi che grazie al cielo ad agosto parto per le ferie.
Vado in campeggio, al mare.
Non so ancora dove, di preciso; probabilmente nelle Marche, dove spero che di trovare un mare pulito e ristoratore.
Ho un gran bisogno (e una gran voglia) di sole, sabbia, acqua, salsedine, riposo e relax.
Intanto che con ansia aspetto che arrivi il giorno della partenza (09 agosto), comincio a stendere la lista delle cose da portare.
Se siete usi al campeggio sa quante cose siano necessarie (ammesso che non facciate il Vero Campeggio: quello del pianto la tenda e ci dormo e basta. Non cucino, non sporco, non pulisco.) e soprattutto sapete come, dopo esservi portati una vagonata di roba ed essere riusciti a farcela stare tutta dentro un'utilitaria, tali da sembrare degli sfollati, ci sia sempre quella cosa, tremendamente necessaria che avete dimenticato a casa.
Chi non è avvezzo al camping, invece, non può rendersi conto di quanto sia difficile stendere una lista davvero completa. Bisogna pensare a tutto!
Se avete in mente di provarci, o se ci siete già stati, ma siete di quelli che non hanno mai pensato di scrivere una lista delle cose da portare con sè, vi consiglio di farlo.
Una ceck list, oltre ad essere utile a ricordare ciò che serve, è utilissima per essere sicuri di riportare a casa tutto quello che si è portato in campeggio!
Se non avete la benché minima idea di cosa possa essere utile portarsi dietro, o se pensate che uno spunto possa servirvi, vi consiglio di dare un'occhiata a quella che suggerisce il sito di uno splendido campeggio (Camping al Sole) della Val di Ledro, in Trentino: http://www.campingalsole.it/it/checklist.php.

BUONE VACANZE A TUTTI!

(corro a scrivere la lista!)

18 luglio 2008

Ti senti un vincente o un perdente?

Eccomi di nuovo qui.
Non sono scomparsa, anche se non sarebbe una cattiva idea...
Sparire. Sparire dalla città, dalla vita di tutti i giorni, dalle persone cattive, dalle persone noiose, dalle persone velenose e negative.
Sparire su un'isola, dalla sabbia bianchissima, dal mare azzurrissimo, dall'acqua limpidissima, dalla vegetazione lussureggiante, dalla fauna libera e colorata, dal sole raggiante, dal clima perfetto...
Oppure, in una di quelle tribù sperdute nelle foreste dei luoghi più verdi e magici del pianeta.
Si sente che sono in clima vacanziero, vero? :-)
Si sente anche che sto diventando sempre più insofferente alle cose negative.
Ho bisogno di positività, di attività, di dinamismo, di adrenalina che scorre sotto le unghie.
Ho bisogno di circondarmi di energia vincente e di persone vincenti.
Già, perchè al mondo ci sono due tipi di persone: i perdenti e i vincenti.
In questo momento della mia vita, i miei Amici sono dei vincenti, ho una mamma vincente, una vita di coppia vincente, ma un lavoro perdente e da perdente.
La cosa mi dà alquanto fastidio.
Devo scappare da qui, per non rischiare di diventare come loro...
Non voglio adagiarmi. Non voglio adeguarmi ai loro tempi, ai loro ritmi, al loro modo di fare le cose, ai loro atteggiamenti, al loro stile.
Io sono diversa, ma se continuo a lavorare dove sono ora, diventerò come loro.
Il punto è proprio questo: non sto dicendo che bisogna accompagnarsi ai vincenti, alle persone positive, alle persone di successo, per ottenere favori o raccomandazioni.
Bisogna accompagnarsi ai vincenti, per imparare da loro, per diventarlo anche noi.
Si dice: "chi sta con lo zoppo impara a zoppicare", che è un po' come dire che se frequenti le persone sbagliate e le cattive compagnie, prenderai una cattiva strada e finirai male.
Sì lo so, sto esagerando, la sto mettendo giù dura, ma terra terra è così.
Continui a frequentare persone che hanno un certo stile di vita e certe cattive abitudini ed è matematico che presto o tardi assumerai anche tu quelle stesse cattive abitudini.
Ma allora, dico io (e non lo dico solo io in effetti), deve valere anche il contrario!
Allora, se ci si accompagna a persone etiche, a persone positive, a persone ecologiche, piene di energia, di iniziativa, di creatività, di voglia di fare, di entusiasmo, di ottimismo, di autostima (non sbruffone o arroganti, attenzione!), allora si può imparare da loro.
Allora si può essere come loro!
Se ci si accompagna ai vincenti, si diventa vincenti!
Io sono abbastanza stufa di quelle persone a cui non va bene nulla di quello che fanno, di quello che hanno e che si lamentano in continuazione.
Queste persone sono inette e ignave.
Non ci si può lamentare e allo stesso tempo non fare nulla per cambiare ciò che non piace.

Bisogna agire!


La vita non cambia come vogliamo, sotto un colpetto di bacchetta magica.
La bacchetta magica, intesa come stecchetto inanimato, non esiste.
La bacchetta magica siamo noi! Ognuno di noi è una bacchetta magica.
Ognuno è una bacchetta magica per se stesso.
Occorre solo imparare l'arte della magia, ma una magia senza trucco e senza inganni.
L'azione è la magia che sta dentro ciascuno di noi.
A un'emozione, a un sentimento, a un pensiero, deve corrispondere un'azione, o quell'emozione, quel sentimento, quel pensiero resterà fine a se stesso.
E, così, nulla cambierà di una virgola.
Non mi piace il mio posto di lavoro? Devo darmi da fare per cambiarlo!
Non sto bene col mio compagno o con la mia compagna? Non è la persona giusta, e sarebbe il caso di lasciar perdere. Di chiudere un rapporto che non mi procura benessere e di cercare altrove.
Chi di voi continua a mangiare il sanguinaccio se gli dà un senso di nausea (per chi non lo sapesse, il sanguinaccio è una torta salata fatta di pane e formaggio grattuggiato e sangue di maiale)?
Sarebbe da idioti, no?
E' da sadomasochisti farsi del male volontariamente! Costringersi all'insoddisfazione.
Chi lo fa e continua a farlo, arriva al punto di sentirsi bene a star male.

Una volta ero molto legata a una persona che diceva di provare una certa piacevolezza nel crogiolarsi nel suo malessere.
Mi sembrava una cosa così assurda!
Insomma, può servire in alcune situazioni, come la morte di una persona cara, la perdita di qualcosa a cui si teneva molto.
Può servire, per elaborare il lutto o la perdita. Riconosco che ci sia la necessità, a volte, in certe circostanze, di prendersi del tempo per stare male.
Sicuramente è un metodo che aiuta ad accettare l'accaduto.
Ma renderlo uno stile di vita!
Diventa, tra l'altro, un'abitudine al vittimismo e a nessuno piace entrare in relazione con le vittime, specialmente se sono vittime di se stesse.
Queste persone sono quelle che continuano a lamentarsi, ma che non faranno mai nulla per cambiare la loro situazione, perchè equivarrebbe a un miglioramento; e il miglioramento precluderebbe loro il piacere di lamentarsi.
Insomma, sono dei perdenti che aspirano a continuare ad esserlo. Lo sono consapevolmente e, per favore, a chi piace accompagnarsi a una persona simile?
Io preferisco accompagnarmi a persone attive, che abbiano voglia di positività, di benessere sano!
Persone che sanno prendere in mano la propria vita e godere di ciò che hanno; persone che se qualcosa non le soddisfa, fanno in modo di cambiarla.
Persone che agiscono.
Perchè credo proprio che la differenza tra l'essere un perdente o essere un vincente sia proprio l'azione.

8 luglio 2008

Vendere e vendersi (per non Svendersi)

Questa mattina, sul treno, pensavo al marketing, alla pubblicità e a tutta una serie di messaggi che il mondo che ci circonda ci lancia.
Pensavo anche a quando frequentavo ancora il liceo e soprattutto a quando, anche dopo aver studiato in quantità pari o superiore ad alcuni miei compagni, venivo interrogata e ottenevo un voto che non mi soddisfaceva.
Era spesso inferiore a quello che mi aspettavo o a quello che avrei desiderato.
Mi dicevano: "Non basta essere preparati, bisogna sapersi vendere".
Avevo alcuni compagni che, a quanto pare, sapevano vendersi molto bene.
Mi piacerebbe sapere che vita stanno facendo ora, se sono già arrivati da qualche parte o se ci stanno per arrivare.
Con la loro abilità nel vendersi posso immaginare che stiano avendo parecchio successo.
Vendersi bene.
All'università credo di aver imparato un po' anche io a vendermi, dal momento che a volte ottenevo risultati superiori alla fatica tecnica che avevo fatto.
In parole semplici: pur studiando poco, davvero poco certe volte, sono riuscita a portare a casa anche qualche lode.
E immancabilmente, arrivava la lode quando avevo studiato meno.
Ricordo che mi trovavo spesso a pensare: "Toh, meno si studia e più si ottiene!".
Ma non è una legge universale; solo, quelle volte, riuscivo ad ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Vendendomi bene.
Il problema è che non avevo mai razionalizzato, fino ad oggi, i motivi di quei successi.
E stamattina, ripensando a tutto questo, mi è balenato in mente il concetto del vendere e del vendersi.
Giovedì ho un colloquio di lavoro.
Devo mettercela tutta per vendermi bene, tanto più che l'ambito lavorativo sarebbe quello del marketing.
Pensateci: attorno a noi siamo pieni di cose, di oggetti, di prodotti.
Questi prodotti hanno un valore e noi li compriamo perchè hanno un valore. Reale o immaginato, ce l'hanno.
Dal detersivo per fare il bucato, al cibo che mangiamo, alla televisione che abbiamo in salotto.
Dall'automobile che guidiamo, al libro che abbiamo comprato in libreria, al cellulare che teniamo acceso persino di notte.
Tutto questo ha un valore.
Esistono decine di detersivi diversi, decine di marche di pasta, decine di marche e tipi diversi di televisione.
Esistono un sacco di automobili diverse per tipologia, concessionaria, colore, prezzo, comfort.
Eistono centinaia di libri su uno stesso argomento, così come ci sono talmente tanti modelli di cellulare da aver l'imbarazzo della scelta.
Eppure, quando acquistiamo il detersivo, la pasta, la televisione, l'automobile, il libro o il cellulare, compriamo quello lì.
Non uno a caso. Proprio quello lì.
Perchè?
Ok, tanti penseranno: "Perchè è quello che costa meno".
Ma se riflettete bene, ci sarà qualcuno che penserà: "Perchè è quello che lava meglio", "Perchè è la più buona", "Perchè la qualità di immagine e colori è migliore", "Perchè è quella più accessoriata" (o più comoda, più sportiva, che si parcheggia meglio ecc.) eccetera.
C'è sempre un motivo per cui scegliamo di comprare quella cosa piuttosto che un'altra della stessa categoria.
Il motivo è il valore.
Per noi, ciò che acquistiamo ha un valore e rispecchia in un modo o in un altro i nostri valori.
Non sto parlando quindi solo di valore economico, ma anche di valore etico, morale, ecologico.
C'è addirittura chi, come Floch, semiotico e pubblicitario professionista, ci ha costruito un suo "quadrato", spiegando come ogni prodotto ha 4 tipi di valorizzazione:

- pratica (utilità dell'oggetto)
- critica (convenienza economica)
- ludica/estetica (capacità di attrarre la simpatia e il divertimento dell'individuo)
- utopica (senso sociale)

In sostanza, quando scegliamo di acquistare proprio quella cosa, tra tante altre più o meno simili, operiamo una scelta basata sull'utilità che quella cosa ha per noi; sulla convenienza che ne traiamo economicamente, ma non solo; sul fatto che quella cosa ci piace esteticamente e in qualche modo ci rappresenta e su come ci può far sentire all'interno del contesto sociale.
Funziona un po' come la straordinaria somiglianza che talvolta accomuna cani e padroni.
Ma il punto è che il quadrato di Floch non si adatta solo alle cose, ma anche alle persone, secondo me.
Anche noi siamo prodotti.
Il problema è proprio nel valore che attribuiamo a noi stessi.
Sentirsi un prodotto non fa proprio piacere, ma è perchè siamo bombardati ogni giorno da messaggi (specialmente televisivi e pubblicitari) che ci mostrano le persone come prodotti oggetto, privi di un valore esistenziale proprio.
Dotati solo di un valore esterno, per gli altri.
Ecco come da prodotto di valore, diveniamo prodotti svalorizzati.
Ecco come dal vendersi bene si passa automaticamente allo svendersi.
Ecco che considerarci un prodotto diventa una cosa brutta.
Provate a pensare a quanto valete.
Stimate una cifra per il vostro valore.
Ora pensate al vostro lavorob e a quanto vi pagano.
Lasciando per un momento da parte il caro vita, il potere d'acquisto eccetera eccetera, vi sembra abbastanza?
Se doveste cambiare lavoro, o iniziarne uno nuovo, e vi chiedessero: "Qual è il netto mensile minimo, per meno del quale non lavoreresti?", cosa rispondereste?
Quella cifra è il valore che vi date. Quella cifra indica quanto pensate di valere.
Anche ammettendo di valere poco, in termini economici, perchè state iniziando un nuovo lavoro e non avete ancora tutte le competenze per sovlgerlo al meglio, converrete con me che ogni mese ne acquisterete sempre un po' di più, non è vero?
Ma allora perchè gli stipendi restano fissi?
Se penso a me stessa, potrei dire che, per il mio bagaglio di conoscenze pregresse, per la mia conoscenza enciclopedica del mondo, varrei non meno di 1200 euro nel momento in cui dovessi iniziare un nuovo lavoro adesso.
Però penso anche che di mese in mese potrei acquisire competenze ed esperienza per 250 euro.
Immaginate un lavoro, il cui stipendio aumenta di 250 euro al mese, all'infinito, perchè le conoscenze aumentano all'infinito?
No, non sono qui a dirvi che esiste. Oddio, forse esiste anche, ma non lo conosco e non riesco nemmeno a immaginare che tipo di lavoro potrebbe essere e come potrebbe essere gestita un'organizzazione simile.
Lo scopo di tutta questa mia riflessione era solo quella di soffermarmi un attimo sul significato della propria essenza e sul proprio valore.
Forse non esisterà nella realtà un lavoro il cui stipendio aumenta di 250 euro ogni mese, ma sono assolutamente convinta che, imparando a darci il valore che davvero meritiamo, impareremo a venderci meglio.
E siamo tutti d'accordo che sapersi vendere è un'arte che da qualche parte porta.
E sapete cosa intendo.

3 luglio 2008

Leggere a velocità triplicata (3x)

Ho scoperto una cosa fantastica!
Macchè fantastica?! STRA MAXI SUPER IPER ECCEZIONALE!
Ho scoperto alcuni trucchi per triplicare la velocità di lettura.
Non valgono solo per i romanzi o comunque i libri do svago, ma per tutti i libri!
Dal manuale pratico di economia o informatica o medicina, a quello di ricette di cucina; dal libro di testo scolastico/universitario, al quotidiano, alla rivista di pettegolezzi.
Ma vi rendete conto di cosa significa?
Vuol dire riuscire a leggere anche 5 o 6 libri al giorno, 100 libri al mese, più di 1000 libri all'anno!
Pensateci bene: cosa significa riuscire a leggere più di 1000 libri all'anno? E di qualsiasi tipo per giunta!
Significa avere la capacità di apprendere e immagazzinare così tante informazioni che la cultura diventa uno spasso.
Significa poter imparare davvero tantissime cose!
Anche perchè la lettura veloce non va a scapito della quantità di informazioni assimilate.
Dovete sapere che velocità di lettura e apprendimento (ovvero immagazzinamento di informazioni) sono direttamente proporzionali.
Il nostro cervello apprende quanto più assimila e assimila quante più informazioni lo raggiungono.
Ergo, più si legge più si impara.
Beh, non è una gran novità.
Siamo cresciuti tutti a suon di "leggere è importante! La cultura è importante" e bla bla bla. Ma in quanti ci mettiamo lì e leggere Guerra e pace o Alla ricerca del tempo perduto di Proust?
A me piacerebbe moltissimo: più e più volte mi sono detta che vorrei leggere la Ricerca di Proust, ma quando vedo tutti quei volumi che la compongono... ma dai: mica leggo le enciclopedie!
Eppure avrei così voglia di conoscere Proust, la sua vita, i suoi genitori, le persone che ha frequentato...
Ora che ho scoperto questi trucchi non v'è dubbio che leggere la Ricerca sarà un assoluto piacere. La divorerò!
Non vedo l'ora di andare a prenderla in biblioteca!
Ma sarà solo l'inizio, perchè d'ora in poi sarò in grado di leggere un mucchio di manuali che mi interessano, ma che non ho mai avuto il tempo per leggere.
No, dico: avete presente leggere un'intero romanzo di 400 pagine, mentre state sedute sulla sedia del salone della vostra parrucchiera e aspettate che i capelli prendano il colore che avete scelto di mettervi in testa?
Avete presente di quanto gossip potete venire a conoscenza in spiaggia, leggendo 10 o 15 riviste sotto l'ombrellone?
Avete presente quanto tempo libero potreste avere se invece di impiegare 1 settimana a leggere 3 libri per preparare un esame all'università, impiegaste 1 solo giorno?
Significa avere 6 giorni per ripassare o fare quel che vi pare!
Ormai sapete che per me il tempo è tutto.
Fare in modo di guadagnarne per me è FONDAMENTALE.
Ma non solo: siccome credo sia di vitale importanza anche la formazione e l'accrescimento personale, quale mezzo migliore di formazione se non la lettura?
Insomma, come si suol dire: con questi trucchi si colgono due piccioni con una fava.

Questi trucchi potete impararli anche voi e secondo me c'è solo da guadagnarci!
Li trovate qui.

Un abbraccio e BUONA LETTURA!